A Cosenza chiuso il "Job center" dell'eroina

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Il confezionamento di una dose di cocaina"Fatemi lavorare: sono disoccupato"; "ho bisogno di voi, ho dei figli da tirare su". Queste sono le frasi che hanno ascoltato gli investigatori della Squadra mobile di Cosenza durante le intercettazioni ambientali dell'operazione "Job center".

Le frasi però non venivano pronunciate in un ufficio di collocamento, ma a casa di boss locali ed il lavoro che veniva proposto era, immancabilmente, lo spaccio di droga in città.

Sono 14 le persone arrestate questa mattina dalla Polizia di Stato a conclusione dell'indagine; due di queste sono finite ai domiciliari.

L'organizzazione si muoveva come una vera e propria impresa: forniva lavoro ai disoccupati, garantiva stipendi agli affiliati e "licenziava" i dipendenti che facevano il doppio gioco con altre organizzazioni, facendoli arrestare dalle forze dell'ordine con delle soffiate.

In un'occasione i poliziotti hanno documentato, con un audio, i festeggiamenti a base di champagne per l'arresto di un affiliato "infedele".

Centrale, all'interno della banda, il ruolo di due donne, mogli di due boss; per sviare l'attenzione delle forze dell'ordine dai mariti, erano le due donne a portare gli ordini ai pusher e a gestire la rete dei contatti.

Al "Clan degli zingari", così era conosciuta l'organizzazione nel centro storico della città di Cosenza, sono state sequestrate 660 dosi di eroina, 20 dosi di cocaina e 80 di marijuana.

22/09/2015