Arturo Bocchini
Nasce a San Giorgio alla Montagna (Benevento) nel 1880.
Entra nell'Amministrazione dell'Interno nel 1903.
E' nominato prefetto nel 1922 e dirige le prefetture di Brescia, Bologna e Genova. Si dimostra un abile esecutore delle direttive del Capo del Governo mantenendo però lo Stato fuori dall'identificazione col partito fascista.
Peraltro lo stesso Mussolini, per prevenire l'invadenza dei gerarchi, in quel periodo fa pervenire un messaggio ai prefetti per ribadire il loro ruolo di autorità provinciali.
Il 13 settembre 1926 è nominato Capo della Polizia e per 14 anni riesce a garantire la sicurezza personale di Mussolini. Questo successo gli permette di avere un solido ascendente sul Capo del Governo e di godere di ampia autonomia nella sua funzione istituzionale.
Per salvaguardare l'incolumità di Mussolini costituisce la Guardia Presidenziale, composta da 500 uomini della P.S., dei carabinieri e della milizia. Si occupano di presidiare i luoghi dove soggiorna e i suoi spostamenti.
Il 6 novembre 1926 è approvato il testo unico delle Leggi di P.S..
L'8 novembre dirama l'ordine di arrestare i deputati comunisti e la sera stessa è arrestato Antonio Gramsci.
Il 25 novembre 1926 è emanata la legge che istituisce il tribunale speciale e reintroduce la pena di morte.
Per gestire il problema delle opposizioni politiche emana alcune direttive molto restrittive e chiede ai prefetti di non inoltrare denunce al tribunale speciale senza preventivo assenso del ministero dell'Interno.
Per realizzare una gestione fortemente centralizzata delle strutture di polizia si circonda di un numero ristretto di funzionari e affida compiti speciali a ispettori generali e regionali che possono operare svincolati gerarchicamente da questori e prefetti.
Fautore dell'informazione fiduciaria per sondare gli umori della gente e garantire il controllo al governo, tra il 1926 e il 1927 istituisce a Milano il primo ufficio speciale di investigazione politica dotato di autonomia gerarchica e risorse fiduciarie. Nel 1930 l'ufficio assume il nome di Ovra, acronimo di Organismo Vigilanza Repressione Antifascismo.
L'Ovra spesso compie dei veri e propri sondaggi che permettono al governo di rilevare l'opinione pubblica, come accade ad esempio all'indomani delle leggi razziali. In questa circostanza il Capo della Polizia è informato che specie nell'ambiente cattolico sono aspramente disapprovate le misure discriminatorie, sia per motivazioni morali sia perché sono considerate un cedimento nei confronti delle pressioni della Germania nazista.
Informato dai fiduciari dell'Ovra che alcuni prefetti e funzionari di PS non mostrano zelo nella campagna contro gli ebrei, non assume atteggiamenti persecutori nei loro confronti.
L'applicazione delle leggi razziali incontra forti ostacoli anche all'interno delle forze di polizia perché ferisce la coscienza e i sentimenti religiosi. I poliziotti infatti si sentono umiliati dal dover perseguire gente che conduce una vita onesta e laboriosa. Le forme di resistenza morale trovano il loro esempio più famoso nel caso di Giovanni Palatucci, responsabile dell'ufficio stranieri di Fiume dove è presente una grande comunità ebraica. Si rifiuta infatti di essere strumento delle leggi razziali e aiuta migliaia di ebrei a fuggire da Fiume. Anche dopo che la città diventa territorio tedesco, con stratagemmi coraggiosi ed efficaci continua l'opera di aiuto ai "fratelli ebrei" per sfuggire alle retate della polizia tedesca. Paga la sua opera con la deportazione a Dachau dove muore. Il popolo di Israele ne onorerà la memoria proclamandolo "Giusto tra le nazioni".
Bocchini si guadagna la simpatia di Himmler ma non gli concede di instaurare in Italia una rete fiduciaria al servizio del Terzo Reich per indagare sui comportamenti dei cittadini tedeschi residenti in Italia.
E' nettamente contrario all'entrata in guerra ma non è ascoltato da Mussolini, nonostante gli avesse presentato un rapporto fiduciario dell'Ovra dove risultava che nell'esercito e nel Paese gli umori erano contrari alla guerra. Anche il ministro Ciano annota questo fatto nel suo diario.
In quegli anni deve accusare un grande insuccesso con il caso Girolimoni. Delle bambine sono uccise dopo violenze sessuali e per fornire velocemente un colpevole all'opinione pubblica è arrestato Ciro Girolimoni che, in seguito ad indagini più approfondite, sarà assolto.
Anche dopo la sua nomina a Capo della Polizia, avvenuta durante il fascismo, sostanzialmente non fu mai uomo di partito anche se ovviamente dovette destreggiarsi nelle logiche del regime.
Muore il 20 novembre 1940 quando è ancora in servizio.
(modificato il 10/05/2019)