Avellino: arrestato boss della camorra

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La Polizia di Stato ha inferto un duro colpo all' organizzazione malavitosa dei Cava, clan camorristico del Comune di Quindici che da anni opera nel Vallo di Lauro e che lo vede contrapposto ad una sanguinosa faida con il clan Graziano. Il boss più ricercato della provincia di Avellino e capo dell'omonimo clan, Biagio CAVA, è stato arrestato a seguito dell'irruzione effettuata dagli agenti di Polizia nella sua villa bunker. Le indagini erano state intensificate dagli investigatori in questi ultimi mesi attraverso intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti ai familiari del noto camorrista. Gli inquirenti, dopo aver acquisito numerosi indizi comprovanti la presenza del boss nei poderi circostanti, hanno potuto finalmente portare a compimento la brillante operazione. A stanarlo sono stati gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Avellino e della Squadra Mobile di Napoli che, in un'operazione congiunta, sono riusciti a ad arrestare il pericoloso pregiudicato. Determinante, nella circostanza, è stato il supporto reso dagli uomini del Commissariato di Lauro che, grazie alla perfetta conoscenza del territorio, dei familiari e degli amici del boss, hanno potuto fornire un positivo contributo alla perfetta riuscita dell'operazione. Un blitz che ha visto impegnati più di 50 operatori di Polizia che si sono mossi con non poche difficoltà , tenuto conto della particolarità del territorio nel quale è situata la villa bunker del pregiudicato e dalle sue caratteristiche: apparentemente una fortezza inespugnabile con alte mura di cinta. Gli agenti hanno circondato la villa e contemporaneamente altri operatori di Polizia hanno fatto irruzione all'interno. Il boss pur trovandosi al momento in un'altra zona ha immediatamente intuito che la latitanza stava per terminare. Non avendo alcuna intenzione di arrendersi si è dato alla fuga, ma è stato prontamente bloccato. Biagio Cava era ricercato da oltre due anni in seguito all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di estorsione aggravata e la sua caratura criminale era in continua ascesa grazie agli stretti legami con un altro clan malavitoso che gli consentiva di operare anche nel comprensorio del Comune di Nola e dei paesi vesuviani.
20/10/2006
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