Cold case: dopo 15 anni presi gli assassini del boss Alfredo Campisi
Era il 6 novembre 1996: dopo un inseguimento sulle strade del ragusano i killer speronarono la sua auto esplodendo diversi colpi con una pistola Walther calibro 7.65, tre dei quali uccisero sul colpo il boss emergente della cosca mafiosa di Niscemi, Alfredo Campisi. Il suo luogotenente, Giuliano Chiavetta, oggi collaboratore di giustizia, si salvò solo perché, nonostante fosse ferito, si finse morto dopo essere stato scaraventato all'esterno dell'auto.
Fu aperta l'inchiesta "Para bellum", dal tipo di bossoli trovati sul luogo dell'attentato, che si è chiusa con la notifica, da parte della Squadra mobile di Caltanissetta, di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di mandanti ed esecutori dell'omicidio. Cinque invece gli indagati in stato di libertà.
Sono accusati di omicidio in concorso, aggravato dall'appartenenza degli autori a Cosa Nostra, tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi.
La svolta nelle indagini si è avuta grazie alle recenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che, dopo i riscontri degli investigatori, hanno permesso di far luce sul delitto e su due precedenti tentativi andati a vuoto, una volta per il passaggio fortuito di una pattuglia dei Carabinieri e l'altra perché Campisi si era accorto dell'attentato ed era riuscito a fuggire.
L'indagine ha evidenziato come la vittima fosse "colpevole" di aver costituito un proprio gruppo di giovani criminali senza scrupoli, per contrastare l'egemonia degli Emmanuello all'interno di Cosa Nostra.
"U dutturi" e "Ciccio pistola" sono stati ammanettati la notte scorsa mentre tre destinatari dei provvedimenti si trovavano già in carcere per altri reati: il boss Alessandro Emmanuello, "Iano l'americano" e "Saro cavallu". Ancora irreperibile "Turi bordò".
(modificato il 28/07/2011)