Disastro Vajont: "In un'ora il deserto"
Longarone: cittadinanza onoraria alla Polizia di Stato
Sabato 12 ottobre, in concomitanza con la visita del premier Enrico Letta, alla presenza del capo della Polizia Alessandro Pansa, c'è stato il
conferimento della cittadinanza onoraria del comune di Longarone alla Polizia di Stato "Per rinnovare i sentimenti della sua riconoscente
gratitudine" verso gli uomini della Polizia che allora si prodigarono per aiutare le popolazioni colpite da un'immane tragedia.
Nel suo intervento il prefetto Pansa, nel ricevere il riconoscimento, ha voluto ringraziare "tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato e alle forze dell'ordine per il contributo quotidiano che svolgono nel nostro Paese".
"In un'ora il deserto"
Il drammatico evento fu quello del 9 ottobre del 1963, quando alle 22,39 una montagna franò nel lago artificiale del Vajont causando un
disastro che cancellò Longarone, Castellavazzo, Faè, Rivalta e Codissago e che fece quasi duemila vittime. "Vajont: in un'ora il
deserto", titolò all'epoca il mensile PoliziaModerna, che rese perfettamente il dovere di cronaca e l'angoscia di vittime e soccorritori. Una
galleria fotografica storica inedita ne ripercorre i momenti drammatici.
Primi a lanciare l'allarme
È passato mezzo secolo, allora il moderno sistema di protezione civile non lo si immaginava nemmeno, ma i primi ad accorgersi cosa fosse
accaduto furono gli agenti di pattuglia della polizia stradale di Belluno: i poliziotti diedero l'allarme via radio e si gettarono nel fango a
soccorrere le persone in difficoltà.
Due testimoni d'eccezione: Tomassi e Maresia
Tra i tanti ne ricordiamo due, testimoni ideali di tutti i poliziotti di allora: Francesco Tomassi e Gino Maresia.
Il primo all'epoca vice commissario in prova che a pochi giorni dall'entrata in servizio fu responsabile del posto di polizia temporaneo costituito
a Longarone nei giorni successivi alla tragedia. Francesco Tomassi è presente alla cerimonia di sabato 12 ottobre, e per l'occasione ha voluto
esprimere tutta la sua sensibilità in un discorso, disponibile anche qui sul sito.
Tomassi, che è stato testimone e soccorritore nei luoghi colpiti dalla frana, ha voluto anche rilasciarci un racconto sulle
riflessioni che ebbe a pochi minuti dal crollo maledetto, tra le quali emerge la compassione quando ci dice che "La gente ci chiedeva conforto,
soprattutto quelli che dovevano effettuare il riconoscimento dei cadaveri che dovevano essere identificati" , e la consapevolezza quando afferma
che "Era un deserto completo, i superstiti stentavano anche solo a trovare le loro case sotto al fango".
Il secondo testimone diretto, Gino Maresia, guardia di pubblica sicurezza in servizio alla Stradale di Belluno, anch'egli ci fornisce un contributo importante
della situazione: "Sentii per radio il mio collega Violanti che si trovava dalla parte opposta di Longarone dire che il paese era stato distrutto
dall'acqua". Per affermare tristemente, subito dopo: "Solo poco tempo prima c'erano stati alcuni crolli". sul sito pubblichiamo anche un documento
dell'epoca: la relazione di servizio scritta dal giovane Gino Maresia subito dopo il
primo intervento.
Polizia: le forze in campo
Poi, in piena notte, incominciarono ad arrivare contingenti, tra cui gli uomini del secondo reparto celere delle Guardie di P.S., i Compartimenti
di polizia stradale di Bolzano e di Udine, il quinto reparto mobile e il Gruppo guardie di P.S. di Udine, con l'aggiunta di alcuni uomini del
nucleo di Frontiera.
Il totale di uomini e mezzi impiegati della polizia, solo dal 20 al 30 ottobre, fu pari a 28 ufficiali, 800 sottufficiali e guardie, 72
autovetture, 66 autocarri, 98 motociclette, 4 autoambulanze, 50 radio-telefoni, un carro radio, un carro officina e 20 natanti.
I battaglioni di pubblico soccorso erano stati istituiti ed organizzati da poco e gli uomini che li componevano riuscirono a dimostrare tutto il
loro valore nelle difficili operazioni di soccorso.
Medaglia d'argento al valor civile alla Bandiera
La bandiera della Polizia di Stato è stata insignita della onorificenza della medaglia d'argento al valor civile per le operazioni di soccorso
portate alla popolazione con questa motivazione: "Per il generoso sprezzo del pericolo e l'eroica abnegazione dimostrata nel soccorrere le
popolazioni del Vajont colpite da disastro alluvionale per il cedimento di una diga."