Il monitoraggio del mondo carcerario. Al Tg2 Francesco Messina

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francesco messina

Dopo l’arresto del capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato Francesco Messina ha fatto il punto della situazione sull’importanza di monitorare il mondo carcerario nelle indagini contro la criminalità organizzata.

Nell’intervista, realizzata dal giornalista del Tg2 Francesco Vitale, il prefetto Messina ha evidenziato come, in questo momento storico, sia molto importante seguire il fermento in tema di 41 bis, soprattutto per coloro che si occupano di questioni che hanno a che fare con la criminalità organizzata mafiosa, e, in particolare, per chi sta monitorando il mondo carcerario in relazione alle dinamiche che caratterizzano gli interessi delle organizzazioni mafiose su questo tipo di misura straordinaria.

Poi il direttore dell'Anticrimine si è espresso sull’ipotesi di eliminazione del 41 bis: “Venendo meno il 41 bis, chi ha scontato già i 28 anni potrebbe attingere a questa opportunità di ottenere dei vantaggi, e questo, in relazione ad alcuni soggetti che sono in carcere, potrebbe essere per noi problematico”, in particolare a causa dell’importanza che ancora ha in Cosa Nostra parte della popolazione carceraria.

Le Forze dell’ordine ritengono che l’ambiente carcerario, in questo momento, in alcuni suoi personaggi, nasconda ancora dei leader della criminalità: “Sono organizzazioni - ha sottolineato Messina - in particolare Cosa Nostra, che fanno fatica a riorganizzarsi e a darsi una struttura effettivamente gerarchica. Esistono delle personalità forti che ancora oggi, a nostro giudizio, dal carcere possono condizionare le attività della Cosa Nostra siciliana. I Graviano e Bagarella sono monitorati con molta attenzione perché la loro irriducibilità, la loro mancanza di collaborazione con lo Stato, la loro scelta intransigente, ci fa pensare che, ancora oggi, potrebbero essere una minaccia per lo Stato”.

Sull’arresto di Matteo Messina Denaro nella sua città, il direttore dell’Anticrimine ha evidenziato che: “Nel corso delle indagini, in diverse occasioni, è capitato di ritenere possibile una presenza nel suo territorio; quindi, non è sorprendente che si sia trovato in Sicilia, dove Cosa Nostra ha la sua sede, e quindi non è strano che un latitante possa aver trascorso parte della sua latitanza in quella realtà”.

“Credo che l’obiettivo raggiunto possa farci traguardare la possibilità di arrivare a un disvelamento di situazioni che hanno seguito le vicende dei corleonesi. Se non continuiamo in questa azione, a monitorare dinamiche di soggetti appartenenti a questa corrente mafiosa e che sono irriducibili, non abbiamo portato a termine il nostro obiettivo, che è quello di annientare la corrente dei corleonesi”.

Infine, una considerazione sul possibile patrimonio del boss di Cosa Nostra: “Credo che, sulla base della mia esperienza, seguendo da tempo il fenomeno mafioso e soprattutto l’ala corleonese, lui, in un certo periodo, abbia potuto gestire un patrimonio che non è direttamente riconducibile a lui ma che è di provenienza corleonese, come se fosse il gestore di consistenti patrimoni altrui, appartenenti ad un’area di leadership importante dei corleonesi”.

 

06/02/2023
(modificato il 08/02/2023)