Inaugurazione della sede dell'ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia

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Roma 4 febbraio 2003

Signor Ministro,
con univoco sentimento di orgoglio il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, il Direttore dell'Amministrazione Penitenziaria ed il Direttore Generale del Corpo Forestale dello Stato si uniscono al mio ringraziamento per la Sua presenza oggi alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede dell'Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di polizia, che costituisce suprema espressione della volontà di ricondurre ad un disegno unitario le potenzialità strutturali ed operative delle singole Forze di Polizia e la ricchezza della loro pur diversificata storia.

E' questo un momento di estrema soddisfazione, perché questo splendido palazzo settecentesco, forse attribuibile a Ferdinando Fuga e che fu di proprietà della famiglia Cimarra che lo abitò fino alla fine del XVIII secolo, rende oggi strutturalmente visibile la "casa comune delle Forze di Polizia", espressione concreta della politica della sicurezza interforze, cui Lei, signor Ministro, ha inteso dedicare il suo impegno istituzionale, nella Sua alta funzione di Autorità nazionale di pubblica sicurezza.

La giornata di oggi ha un elevato valore simbolico.

Sono sempre stato profondamente convinto che le strutture complesse, caratterizzate dalla esistenza di diverse identità, costituiscono un fattore di ricchezza istituzionale, perché solo nella armonizzazione delle attività, nella sintesi delle opinioni, nell'attuazione di un disegno coordinato è possibile trovare le soluzioni efficaci per rispondere alle richieste dei cittadini ed ai bisogni del territorio.

Il pluralismo del "sistema sicurezza" in Italia - delle Forze dell'ordine, non meno che delle Autorità che delle stesse dispongono - è un patrimonio irrinunciabile per il più efficace espletamento della nostra missione, proprio perché esso trova il suo collante in una ormai condivisa cultura del coordinamento che ha il proprio riferimento istituzionale unitario nel Ministro dell'Interno - Autorità nazionale di pubblica sicurezza, chiave di volta del sistema.

Oggi tutto ciò trova visibilità in questa sede, che proietta all'esterno senza equivoci la cultura del coordinamento, confermando i cittadini nel radicato convincimento che lo Stato, nel suo complesso, nella sua ricchezza istituzionale, è presente sul territorio a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali di ognuno.

Siamo tutti profondamente convinti che la sicurezza richiede una sinergica combinazione di sforzi ed un impiego razionale delle risorse.

Ho voluto con forza questa nuova bellissima sede, perché credere nella cultura del coordinamento significa creare le condizioni strutturali e logistiche perché essa sia, senza equivoci, un obbiettivo forte e condiviso.

Ora che abbiamo creato il più adeguato supporto strutturale, perseguiremo tale obbiettivo con la determinazione che ci ha sempre contraddistinto.

Sono state impegnate in passato e stiamo tuttora impegnando per le finalità comuni notevoli risorse.

A partire dal 1981, anno di entrata in vigore della legge di riforma dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, il progressivo radicamento della cultura del coordinamento ha trovato la sua più evidente espressione nella riorganizzazione degli organi di vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza con la specifica previsione di un vice direttore generale preposto alle attività di coordinamento e pianificazione delle Forze di polizia, nonché nel progressivo aumento degli uffici a composizione interforze, che hanno assunto, vieppiù, uno spessore organizzativo tale da garantire grande qualità di risultati nel perseguimento degli obbiettivi istituzionali.

Oltre all'Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia, che oggi ci ospita nella sua nuova bellissima sede, ed alla collegata Scuola di Perfezionamento delle Forze di polizia, si sono affermati nel tempo, con composizione interforze, la Direzione centrale per i servizi antidroga, la Direzione investigativa antimafia, tre importanti Servizi della Direzione centrale della polizia criminale, il Programma operativo "Sicurezza per lo sviluppo del mezzogiorno d'Italia" e di recente l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale - UCIS, anch'esso allocato in questo palazzo.

Le risorse umane impegnate in tali strutture sono certamente rilevanti.

Negli uffici a composizione interforze oggi lavorano, infatti 3.283 tra uomini e donne - di cui 445 sono funzionari ed ufficiali - così ripartiti tra le diverse anime della strategia del coordinamento: 1.206 appartenenti alla Polizia di stato, 955 all'Arma dei Carabinieri, 736 al Corpo della Guardia di Finanza, 12 alla Polizia penitenziaria, 6 al Corpo Forestale dello Stato, 368 all'Amministrazione Civile dell'Interno .
Si tratta di un impegno in risorse umane rilevante, ma ampiamente giustificato dal suo rapportarsi al raggiungimento di obbiettivi di alto profilo istituzionale, nella convinzione che, oggi più che mai, la strategia del coordinamento è di forte prospettiva.

Sul piano finanziario la situazione è altrettanto significativa.

Il bilancio del centro di responsabilità "Sicurezza pubblica" presenta finalizzazioni di spesa complesse, in parte inerenti all'amministrazione e gestione della Polizia di stato ed al funzionamento del Ministero dell'Interno e delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza, ed in parte inerenti ad esigenze di altre Forze di polizia o di carattere comune.

E' di particolare rilievo che la dotazione di risorse finanziarie aventi una finalizzazione per il soddisfacimento di esigenze di altre Forze di polizia, ovvero una destinazione interforze, ammontino ormai a 1.352,2 milioni di euro, importo che rappresenta il 20,85 per cento dello stanziamento complessivo di bilancio del centro di responsabilità "Sicurezza pubblica", che è pari a 6.484,9 milioni di euro.

Siamo in attesa di grandi appuntamenti.

Il 1° luglio prossimo, con l'assunzione da parte dell'Italia della presidenza di turno dell'Unione Europea, i riflettori di tutto il mondo saranno puntati sul nostro Paese, che sarà chiamato a promuovere azioni efficaci e decisive per l'affinamento del processo di costruzione europea.

Si tratterà di un'occasione irripetibile, che richiederà all'Italia un impegno straordinario.

L'Amministrazione della pubblica sicurezza e, per essa, l'Ufficio per il coordinamento, sono da sempre fortemente impegnati sul piano della cooperazione internazionale di polizia.

I dati sono, sul punto, significativi.

L'Italia ha sottoscritto sinora accordi di cooperazione con 57 Paesi, distinti in accordi bilaterali, multilaterali, dichiarazioni congiunte, trattati, protocolli di intesa e memorandum.

Il nostro Paese, inoltre, ha dato un forte impulso al dialogo nell'Unione Europea con i Paesi del Mediterraneo traducendo in misure di collaborazione concreta le intese politiche raggiunte con i dodici partners rivieraschi.

E' indubbio che il semestre di presidenza offrirà ulteriori significative opportunità di valorizzazione e promozione dell'immagine dell'Italia sulla scena internazionale.

In tale ambito, l'Ufficio per il coordinamento si configurerà, per l'Amministrazione della pubblica sicurezza, quale polo essenziale di riferimento e raccordo con le iniziative del Gruppo di lavoro di missione istituito nell'ambito del Gabinetto del Ministro con l'incarico di curare le attività connesse alla preparazione ed allo svolgimento del periodo di presidenza italiana, nonché le attività connesse alla partecipazione dell'Italia alla Troika comunitaria.

Sul piano interno l'impegno non è meno rilevante.

Credere nel coordinamento non significa soltanto dare adesione ad una filosofia di impiego integrato delle risorse, ma significa soprattutto elaborare obbiettivi e perseguirli con impegno incondizionato.

E' per tale motivo che in questi anni abbiamo avuto forte determinazione nell'adottare iniziative che apparivano convincenti sul piano dell'impiego del personale, dell'organizzazione delle risorse, della strutturazione di una nuova logistica.

In questa prospettiva, corrispondendo ad una Sua precisa direttiva, Sig. Ministro, sono stati elaborati nuovi moduli operativi e nuovi criteri d'impiego per l'attività di controllo del territorio, puntando principalmente sul coordinamento delle forze di polizia dello Stato - soprattutto quelle a competenza generale: la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri - e su una più proficua finalizzazione degli interventi.

Il 9 dicembre scorso è stato avviato, dunque, in trentatrè città campione, in via sperimentale, il nuovo modello di "controllo coordinato del territorio", introducendo, fra l'altro, il principio della ripartizione per aree, che porterà le due Forze di polizia a competenza generale a gravitare in settori diversi del territorio urbano ed extraurbano, alternandosi dove presenti entrambe, per assumere piena e diretta responsabilità.

Anche le modalità del servizio sono state perfezionate, non trascurandosi di privilegiare l'attivazione di relazioni di "prossimità" con la gente, in grado di acquisirne la fiducia e di sollecitarne la collaborazione; di aumentare, in definitiva, la percezione di sicurezza, con la costituzione di solidi e rassicuranti punti di riferimento sul territorio, già entrati nel linguaggio comune con la denominazione di "poliziotto o carabiniere di quartiere".

Di rilievo sono state le iniziative volte a dare attuazione alla filosofia del coordinamento.

L'impegno dell'Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia ha già dato risultati tangibili e facilmente misurabili dall'opinione pubblica in numerosi settori di intervento volti alla razionalizzazione del sistema sicurezza.

Mi è particolarmente gradito menzionare il progetto di ulteriore sviluppo del Sistema di Indagine, meglio noto come SDI, per offrire un'efficace strumento di analisi delle informazioni a supporto delle decisioni strategiche, la efficace pianificazione dei servizi durante il periodo del "change over", la sottoscrizione di accordi in materia di sicurezza con alcune regioni, il contributo alla conclusione di 109 protocolli d'intesa o contratti di sicurezza urbana tra i Prefetti ed i Sindaci di città piccole e grandi in adesione al nuovo concetto di "sicurezza partecipata", la costituzione di un tavolo unitario di regìa per il potenziamento dei servizi di vigilanza estiva con il contributo delle associazioni di categoria interessate, la pianificazione degli interventi finanziari in attuazione dei finanziamenti della legge 217 del 1992 in materia di potenziamento straordinario delle Forze di polizia, la razionalizzazione dell'impiego interforze dei poligoni di tiro, il progetto per l'acquisto coordinato di elicotteri per l'ammodernamento tecnologico ed operativo delle flotte delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il programma in materia di ridislocazione dei presidi delle Forze di polizia, la cui efficacia ha avuto un formale riconoscimento negli specifici stanziamenti triennali contenuti nella legge finanziaria del 2003.

E' quest'ultimo un ulteriore segno tangibile e significativo della rilevante fiducia che il Governo ed il Parlamento ripongono nei nuovi modelli di gestione integrata delle risorse che il Dipartimento della pubblica sicurezza sta attuando con il contributo dei suoi uffici interforze.

In tale prospettiva assume particolare rilievo anche l'avvenuta approvazione, il 13 settembre 2000, da parte della Commissione europea del nuovo Programma operativo "Sicurezza per lo sviluppo del mezzogiorno d'Italia" relativo al periodo 2000 - 2006.

Sulla scorta di tale programma sono state assegnate al Dipartimento della pubblica sicurezza risorse finanziarie per un ammontare pari a 1.117,6 milioni di euro, con l'obbiettivo di aumentare le condizioni di sicurezza per lo sviluppo socio-economico del mezzogiorno, attraverso l'adeguamento infrastrutturale e tecnologico dei sistemi di comunicazione dei soggetti istituzionalmente deputati al contrasto delle varie forme di illegalità.

E' anch'esso, com'è evidente, un obbiettivo con una forte caratterizzazione interforze.

Ed è sulle grandi strutture interforze, espressione dei nuovi modelli organizzativi del coordinamento quali forme di integrazione del "sistema sicurezza", che intendo infine soffermarmi, perché esse, in attuazione di un sforzo organizzativo e finanziario senza precedenti, esprimono in modo efficace le strategie del futuro.

Come Le è noto, Signor Ministro, un decisivo passo in avanti sulla strada della collaborazione interforze si realizzerà entro la prossima primavera, prima del semestre italiano di presidenza europea, con l'attivazione di una prestigiosa struttura sulla Via Anagnina in cui andranno a collocarsi i più importanti organismi anticrimine interforze del Dipartimento: la Direzione investigativa antimafia, la Direzione centrale per i servizi antidroga, il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, il Servizio analisi criminale ed il Servizio centrale di protezione della Direzione centrale della polizia criminale.

Verrà così a costituirsi la prima grande struttura per il coordinamento delle informazioni, un polo anticrimine condiviso ed a fattor comune; se mi è consentito esemplificare con parole che sono "dentro" la filosofia del coordinamento, posso dire con consapevole orgoglio che nell'ambito dell'Amministrazione della pubblica sicurezza sta per costituirsi il "primo polo di intelligence di tutti".

Sarà una struttura moderna ad avanzata tecnologia, un grande centro unitario di raccordo informativo per la pianificazione delle attività di prevenzione e repressione dei reati, costituito su modelli di intelligence già validamente sperimentati in altri Paesi europei ( il BKA tedesco, l'N-CIS britannico), sul quale abbiamo investito ingenti risorse, sicuri dell'efficacia della nuova organizzazione strategica.

Accanto al nuovo polo anticrimine unitario, sorgerà un moderno centro elaborazione dati interforze.

Come Direttore Generale dell'Amministrazione della pubblica sicurezza sento di poter affermare, Sig. Ministro, in piena intesa con i vertici delle altre Forze di Polizia, che la strada intrapresa, di "unità nella diversità", è una via senza ritorno, perché è l'unica che consente di impiegare tutte le forze in campo nelle attività di prevenzione e contrasto della criminalità, senza che vi siano sprechi, sovrapposizioni o dispersioni di risorse.

E' una strada condivisa e rappresenta il nostro futuro.

In tale direzione strategica un ruolo decisivo dovrà essere assunto dalla Scuola di perfezionamento delle Forze di polizia che è parte integrante della struttura e della filosofia del coordinamento.

Come ho avuto già modo di evidenziare in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2002-2003, un progetto culturale non può prescindere da un luogo in cui i principi, le idee ed i valori che ne costituiscono il presupposto e lo sviluppo si consolidino tra quanti sono chiamati ad attuarlo. E la Scuola ha sicuramente molto ben operato per la formazione e diffusione della cultura del coordinamento.

Il salto di qualità che nei prossimi mesi ci attende sulla via del decisivo potenziamento delle strutture interforze ci induce, però, Sig.Ministro a ritenere che la formazione debba essere ripensata in funzione della realtà in divenire.

I corsi di alta formazione, diretti a perfezionare la preparazione professionale dei funzionari ed ufficiali delle Forze di polizia e ad affinare le capacità decisionali sulla base di un bagaglio culturale comune, sono stati decisivi per la diffusione di una unitaria sensibilità operativa e gestionale e dovranno continuare a svolgere il grande ruolo di supporto strategico alla formazione della cultura del coordinamento, con l'indispensabile interscambio culturale con funzionari ed ufficiali delle Forze di Polizia di altri Paesi anche non europei.

Si avverte, però, ormai, la necessità di un ulteriore livello di formazione, distinto dal precedente anche se ad esso non alternativo, che sia propedeutico all'inserimento nelle strutture interforze, affinchè tutti coloro che in esse lavorano acquisiscano metodologie comuni nello sviluppo dei processi decisionali e nell'organizzazione delle attività gestionali e di intelligence.

Anche nell'ambito della formazione, dunque, corrispondendo alle Sue direttive, Sig. Ministro, stiamo realizzando l'obbiettivo strategico della "unità nella diversità".

Concludo, Sig. Ministro, ringraziando Lei per l'alto spirito di iniziativa con il quale ci sta guidando nella attuazione della filosofia del coordinamento, ed i vertici delle Forze di polizia qui presenti per l'alta sensibilità dimostrata ai fini di un efficace raggiungimento dell'obbiettivo comune.

Il processo di trasformazione richiede forse ancora del tempo ed un'azione progressiva e non affrettata.

Credo però che da tutti noi la sfida sia stata raccolta e che la proiezione interforze dell'attività di polizia nasca dalla consapevolezza che l'azione corale esalta e non svilisce tutte le professionalità in campo.

17/11/2007
(modificato il 13/12/2013)
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