La prima donna in polizia: premiata a 86 anni

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Il capo della Polizia Manganelli con l'Ispettore Capo in congedo Rosa ScafaPremiata una delle prime donne poliziotto che in 33 anni di servizio, dal 1952 al 1985, ha fatto parte della Polizia civile di Trieste, della Polizia femminile e, dal 1981, della Polizia di Stato. La signora Rosa Scafa oggi ha 86 anni e durante le celebrazioni del 158° anniversario della Polizia ha ricevuto dal ministro dell'Interno la medaglia celebrativa dell'evento.

Nei suoi ricordi si può trovare forza, coraggio e amore per questo lavoro. Ha iniziato il servizio negli anni appena dopo la guerra a Trieste sotto il Governo militare alleato (GMA) con soldati americani e inglesi che richiamavano molta prostituzione.

"Il mio lavoro nella 'Buoncostume" - ci dice la signora Rosa - "era, oltre all'assistenza ai minori, quello di controllare le prostitute: venivano fermate e portate in ospedale per gli accertamenti sanitari e se risultavano malate dovevano rimanere per le cure. Non potendo guadagnare e stare vicino ai figli cercavano in ogni modo di sfuggire ai controlli. Una di loro mi avrebbe sfregiato con una lametta che nascondeva sotto il maglione se, come mi confessò poi, non fosse stata dissuasa dalla gentilezza e dall'umanità con cui si sentì trattata".

"In Polizia" - continua l'ex ispettore capo- "sono entrata per avere un'occupazione che a quei tempi scarseggiava anche per gli uomini, poi a questo lavoro mi sono appassionata tanto da dedicargli tutto il mio impegno. Quando è arrivato il momento di andare in pensione, nel 1985, ho chiesto di rimanere, tanta era la voglia e il piacere di essere al servizio degli altri. Anche quando, nel 1960, mi hanno chiesto di scegliere tra il servizio civile e la polizia femminile, non ho avuto dubbi e ho scelto di fare la poliziotta ".

Ascoltandola traspare ancora oggi l'esperienza, l'umanità e il senso del dovere che hanno accompagnato la sua vita professionale, quella di una donna dalla forte personalità che si è messa al servizio degli altri.

"Un giorno" - prosegue la signora Scafa - "portarono tutte noi, le trenta donne del corso, a visitare il carcere del Coroneo di Trieste dove le detenute erano numerose. Al ritorno ci chiesero di scrivere un tema sulla visita e io mi soffermai sui motivi che potevano aver portato quelle donne dietro le sbarre. Ho pensato che immedesimandomi nei loro errori sarei poi stata in grado di aiutarle nel migliore dei modi. Il mio fu il tema più apprezzato per aver trattato l'argomento sotto l'aspetto psicologico e sociale".

Passione e intraprendenza della Signora Rosa hanno permesso a un giovane di non morire per problemi all'ipofisi: si è interessata al suo caso e gli ha organizzato il viaggio fino a Los Angeles, a quei tempi l'unico posto dove potesse essere operato.

A proposito delle poliziotte di oggi la Signora Rosa dice che sono ragazze in gamba che le fanno sentire ancora (alla sua età) la voglia di tornare in servizio. Le esorta a considerare il lavoro prima con il cuore e poi con la mente e a trattare le persone che si hanno di fronte con rispetto, come se fossero dei familiari.

A darle il piacere più grande "Sono le persone che dopo tanti anni incontrandomi ancora oggi si ricordano di me e mi ringraziano", e nel raccontarlo la sua voce tradisce un po' di commozione. Le viene in mente l'episodio di una signora che un giorno ha preso il coraggio di fermarla per strada per dirle: "Era tanto tempo che volevo ringraziarla per l'aiuto dato a mio figlio. Lei lo ha sostenuto negli studi, si è laureato e oggi è un fisico affermato a livello internazionale". La signora le ha poi baciato la mano con affetto e l'ha salutata. "Non credo ci sia un modo migliore per ricordare il passato e continuare ad amare un lavoro bellissimo e gratificante".

14/05/2010