Mafia: in manette 7 uomini del boss Emanuello
Per mettere le mani sugli
appalti legati al petrolchimico di Gela gli uomini della cosca mafiosa capeggiata dal boss Daniele Emanuello, morto nel 2007, le avevano tentate
proprio tutte: attentati, intimidazioni e violenze. Ieri gli agenti della Squadra mobile di Caltanissetta hanno arrestato sette persone legate alla
cosca, accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, tentate estorsioni, danneggiamenti e rapina.
Nel settembre del 1998 l'organizzazione criminale provò ad estorcere denaro chiedendo una maxi tangente all'imprenditore Fabrizio
Lisciandra, che all'epoca era il presidente del Centro nazionale servizi (Cns), il consorzio della lega delle cooperative che garantisce assistenza
tecnica e logistica ai consociati che operano all'interno del petrolchimico.
A causa del suo rifiuto gli uomini del clan tentarono di assassinarlo a colpi di pistola, ma l'arma del killer si inceppò dopo il primo
proiettile, riuscendo solo a ferirlo ad una gamba. L'imprenditore si era anche rifiutato di lasciare la presidenza della squadra di calcio della
città, la Juveterranova, che all'epoca militava in serie C2, alla quale il boss Emanuello era molto interessato.
Da quell'episodio iniziò l'inchiesta "Leonina Societas", che nel corso degli anni ha fatto luce su una serie di estorsioni ai danni di un
ristoratore che operava nel petrolchimico per conto dell'Eni e di un'azienda per la produzione e commercializzazione del gas. Nel mirino anche una
feroce rapina contro un imprenditore agricolo, pestato e ridotto in fin di vita, dopo aver subito anche l'incendio del garage e della macchina e
aver pagato alcune tangenti.
Le indagini hanno avuto una svolta con la confessione di un ex appartenente alla cosca, Crocifisso Smorta, diventato collaboratore di giustizia, ed
hanno portato all'arresto delle sette persone, tutti membri della "famiglia".
(modificato il 25/05/2010)