Messina: arrestate 10 persone per clonazione carte di credito

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La Polizia di Stato di Messina ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di utilizzo fraudolento di carte di credito clonate ed al riciclaggio continuato ed in concorso dei proventi dell' illecito utilizzo in danno di correntisti di istituti di credito stranieri (mediorientali, cinesi, sudamericani, nordeuropei etc..). A carico di due indagati è stata contestata anche una vicenda di tentata estorsione e di minaccia. I poliziotti del Commissariato P.S. di Patti, con la collaborazione degli agenti dei Commissariati di P.S. di Capo d'Orlando, Sant'Agata Militello ed Alcamo (TP) e della Squadra Mobile di Palermo, hanno ricostruitol'esistenza di un'organizzata e strutturata associazione a delinquere dedita ad una proficua condotta transnazionale di abusivo impiego di carte di credito clonate provenienti da circuiti illegali. Il riciclaggio dei relativi proventi, "ripuliti" attraverso il ricorso a fittizie operazioni negoziali pagate con dispositivi elettronici, erano in favore di ditte commerciali rientranti nella disponibilità dei sodali ed infine prelevati dai conti correnti, su cui finivano accreditati, grazie alla complice contiguità del funzionario della Banca stessa. Le carte clonate utilizzate dagli arrestati erano per lo più intestate ad ignare persone, generalmente residenti in lontanissimi luoghi extracontinentali (con le conseguenti difficoltà di una tempestiva ed efficace denuncia delle pur registrate irregolarità patite). Il più frequente sistema di illecito utilizzo delle carte sperimentato dai criminali è risultato essere l'abusivo impiego sui dispositivi "Point of Sale" (POS) collegati alle ditte commerciali di alcuni degli associati, per inscenare fittizi acquisti di beni presso gli esercizi economici degli imprenditori indagati. Gli importi dei relativi pagamenti, accreditati così sui conti dei falsi venditori, venivano deliberatamente confusi tra i versamenti realmente imputabili alle transazioni commerciali quotidianamente censite dagli esercizi degli stessi. I "soldi sporchi", venivano poi prelevati dai titolari dei conti e divisi tra i sodali secondo quote partecipative all'illecita società ben determinate. Le indagini hanno permesso di acclarare inequivocabilmente che tali prelievi di somme rilevanti, "ripulite" con modalità che avrebbero dovuto sollevare i sospetti degli istituti bancari e le rituali segnalazioni previste dalla vigente normativa antiriciclaggio, nella realtà godevano di una corsia privilegiata grazie alla complice e fattiva compiacenza di una funzionaria di banca. Il lavoro investigativo protrattosi per oltre sei mesi, ha permesso di ricostruire gli estremi di illecite "strisciate" relative a centinaia di carte di credito, in grandissima parte riconducibili a banche extraeuropee, ciascuna per importi normalmente attestati su 2 o 4 mila euro o multipli di essi e per un giro di affari approssimativamente stimabile - limitatamente al solo periodo vagliato - di circa mezzo milione di euro. La complessità delle attività poste in essere dal sodalizio si accompagnava ad una altrettanto articolata struttura di esso, nel cui ambito sono risultati enucleabili ruoli e funzioni nettamente distinguibili. Altri due indagati destinatari di arresti domiciliari non sono stati rintracciati nel luogo di residenza e sono attivamente ricercati. Inoltre, nell'indagine figurano ulteriori due soggetti indagati raggiunti da avviso di garanzia.

23/03/2016
(modificato il 25/03/2016)
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