Palatucci: salvò migliaia di ebrei
Un poliziotto, un commissario, ma soprattutto un uomo. E' Giovanni Palatucci l'ultimo questore di Fiume, morto a 36 anni per mantenere fede ai suoi ideali.
L'emanazione delle leggi razziali antisemitiche (luglio-novembre 1938) lo vide decisamente schierato in favore dei cittadini ebrei, ma anche di tutti coloro che, in fuga da altre nazioni occupate dalle armi tedesche, transitavano per il confine istriano.
Nel marzo 1939 sottrasse alla cattura della Gestapo 800 ebrei tedeschi, in fuga dalla Germania nazista a bordo di un vapore greco.
Il suo incarico di direttore dell'ufficio stranieri gli permise di trovare vari stratagemmi per mandare i perseguitati all'estero, verso i paesi liberi o nel campo di raccolta di Campagna (Salerno), dove era vescovo suo zio Mons. Giuseppe Maria Palatucci.
La sua opera di salvataggio si intensificò all'indomani dell'8 settembre 1943, quando Fiume, assieme alla Venezia Giulia ed all'intera area istriana, venne annessa al Terzo Reich mediante una violenta occupazione militare.
Nel febbraio del 1944 Palatucci divenne questore reggente di Fiume e garante istituzionale dell'Italia in quella zona. La "sua" questura, con i suoi trecento uomini disarmati, divenne un riferimento di umanità e di salvezza per tutti i cittadini, senza distinzione alcuna, e in particolare per i perseguitati ebrei.
Palatucci distrusse tutto il materiale documentario riguardante gli ebrei e giacente presso i vari uffici della questura. Ingiunse all'Ufficio anagrafico del Comune di Fiume di non rilasciare alcun documento riguardante cittadini ebrei senza aver prima informato della cosa le autorità Repubblicane. Rifiutò fino all'ultimo di mettersi in salvo anche quando, nonostante i ripetuti inviti del Console svizzero a Trieste si separò - mettendola al sicuro - dalla donna che avrebbe voluto sposare, una ebrea slava.
Oltre 5.000 furono gli ebrei e i perseguitati antifascisti salvati in quei sei anni.
(modificato il 26/01/2010)