Tensione in alta quota: Polizia salva 5 sciatori

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Poliziotto salva sciatore su precipizio

Erano sospesi nel vuoto aggrappati oltre che ad alcuni centimetri di neve anche alla speranza che qualcuno potesse salvarli da un possibile volo di 50 metri. I protagonisti della vicenda sono 5 ragazzi svizzeri di 17 anni; a rischiare la vita per riportarli a casa il rocciatore della Polizia di Stato Cheto Biavaschi e l'equipaggio di un elicottero del 118.

La scena che si sono trovati davanti i soccorritori e i curiosi è stata quella di 5 ragazzi che sciando sulle montagne di Madesimo (Sondrio), si erano spinti in un canalone senza via di uscita perché indietro non potevano più andare e davanti c'era ormai solo una parete a strapiombo.

"La prima cosa che hanno fatto i soccorritori - ci racconta oggi il poliziotto autore del salvataggio - è stato di gridare ai ragazzi di non muoversi perché sotto di loro avevano ormai solo il vuoto. Uno degli sciatori, malgrado gli avvertimenti, ha tentato di risalire il canalone ma la neve friabile non ha retto alle manovre ed è caduto per alcuni metri fino a fermarsi su un cumulo di neve che si era creato dal distacco precedente".

Indirizzato dai primi soccorritori il giovane è riuscito a fare un percorso che gli ha permesso di arrivare alla base del precipizio.

Gli altri ragazzi, seppur impauriti, sono stati rassicurati con la promessa di un intervento di recupero. Un altro momento di tensione si è avuto subito dopo perché nel frattempo ad un altro ragazzo si è staccato uno sci che nel cadere nel precipizio ha sfiorato l'amico sotto di lui.

Intanto il direttore di pista che era vicino al canalone, guidato via radio, era riuscito ad arrivare sopra i ragazzi e resosi conto della pericolosità di qualsiasi azione decideva di chiedere l'intervento del poliziotto conosciuto per la sua professionalità e la sua esperienza sulle pareti rocciose.

"Durante lo spostamento con la funivia per raggiungere la cima da cui erano scesi i giovani - continua Cheto - per guadagnare un po' di tempo, mentre preparavo l'attrezzatura per calarmi dalla montagna, ho cercato di individuare il percorso migliore sfruttando la visuale dell'impianto di risalita".

"Una volta arrivato sul posto però - dice ancora il poliziotto - mi sono reso conto che il tempo per recuperare i giovani era poco; allora ho scelto un altro percorso: più breve ma più rischioso. Mi sono affidato all'istinto e al senso del dovere per superare le difficoltà dovute alla fragilità della neve e al pesante zaino che avevo sulle spalle; sapevo che dovevo arrivare presto dai ragazzi per tranquillizzarli e non consentirgli gesti pericolosi dettati dal panico".

Ad orientare la discesa del rocciatore c'era sul versante opposto un'appartenente al soccorso alpino che osservando con il binocolo il teatro del dramma, era in grado, via radio, di dare indicazioni per il recupero.

Raggiunti i ragazzi, uno per volta, sono stati imbragati, messi in sicurezza e soprattutto rassicurati perché erano tutti molto impauriti: a quel punto non è restato che attendere l'arrivo dell'elicottero per scendere tutti finalmente a valle.

E così con l'arrivo dell'elicottero del 118 uno per volta tutti i ragazzi sono stati issati a bordo e portati al sicuro.

Nell'ora impiegata per le manovre la folla che si era radunata sul versante opposto ha assistito con apprensione ed ammirazione alla complessità e alla spettacolarità del recupero andato a buon fine.

Non è mancata poi la sorpresa finale perché tra tutti gli spettatori c'era anche un ignaro genitore di uno dei ragazzini che è scoppiato in lacrime quando ha capito cosa era accaduto: aveva visto tutta la fase del recupero e si era reso conto della gravità della situazione ma mai avrebbe immaginato che tra quei ragazzi ci potesse essere proprio suo figlio.

"I ragazzi - prosegue il rocciatore della polizia - sono tornati il giorno seguente a ringraziarci e anche per dirci che si erano resi conto del grave pericolo che avevano corso e di quello che avevano fatto vivere ai soccorritori per non aver rispettato le regole".

"Ringrazio il Centro Alpino della polizia di Moena - conclude Cheto - perché attraverso i corsi di aggiornamento permette a chi ha questi particolari brevetti di intervenire in montagna con professionalità e preparazione e ci mette in condizione di affrontare situazioni di pericolo che possono salvare vite umane".

23/03/2011
(modificato il 24/03/2011)
Parole chiave:
montagna - soccorso - moena