Unità d’Italia: il contributo della Polizia
Celebriamo oggi, 17 marzo, il 162esimo anniversario dell’Unità d’Italia, festività denominata dal 2012 “Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, della bandiera e dell’inno”.
La data è quella in cui, nel 1861, Vittorio Emanuele II veniva incoronato a Torino primo re d’Italia, quale epilogo della “spedizione dei Mille” e della Seconda guerra d’indipendenza, sancendo al contempo la nascita della prima monarchia costituzionale del Paese.
Il contributo che molti uomini diedero alla “Patria”, vide anche quello di centinaia di Guardie di pubblica sicurezza. Gente umile, generosa ed animata da un idealismo risorgimentale che portò questi uomini a partecipare attivamente alle varie fasi della liberazione territoriale.
Episodi di dedizione, coraggio ed eroismo, testimoniati anche negli anni successivi dalle numerose decorazioni di cui vennero insigniti molti di loro.
La storia dell’unificazione nazionale e quella della Polizia italiana sono strettamente connesse. Nell’Italia pre-unitaria l’ordine pubblico veniva garantito soprattutto dall’esercito e le politiche della sicurezza avevano un carattere molto repressivo, proveniente da un forte potere centrale.
Dopo una svolta liberale dello Stato, avviata con lo Statuto Albertino, anche l’ordinamento della “direzione di polizia” subiva modiche con l’istituzione nel 1848 “dell’amministrazione della pubblica sicurezza”.
Il termine “pubblica sicurezza” designava infatti il nuovo approccio degli apparati statali, orientati a infondere maggiore fiducia nella popolazione ed al contempo: garantire l’ordine, la tranquillità e la sicurezza.
Queste aperture costituivano l’humus per la nascita, con la legge dell’ 11 luglio 1852, del Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza, militarizzato, alle dirette dipendenze del ministro dell’Interno. Organizzazione estesa, dopo il 1861, a tutto il territorio del regno.
Serena Felici