Venezia: sfruttava immigrati clandestini, imprenditore in manette

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Un laboratorio cineseMigliaia di capi di abbigliamento delle migliori firme, pronti per essere venduti nelle boutique di tutta Italia, venivano confezionati in uno stabilimento tessile di Gardignano di Scorzè, in provincia di Venezia.

Più di cinquanta tra agenti della Squadra mobile, Ufficio immigrazione e Reparto prevenzione crimine di Padova, insieme agli ispettori del lavoro, la notte scorsa hanno fatto irruzione nel capannone sorprendendo 14 cittadini cinesi in piena attività lavorativa. Cinque di questi, tra i quali due donne, erano clandestini mentre gli altri, pur essendo regolari, lavoravano in nero.

Sul posto era presente anche il titolare dell'impresa, un cinese di 31 anni residente a Mestre, arrestato con l'accusa di sfruttamento di mano d'opera clandestina.

L'attività prende spunto dai servizi di monitoraggio svolti dalla questura di Venezia sulle attività della comunità cinese che nella zona ha rilevato la maggior parte degli stabilimenti manifatturieri.
Gli imprenditori senza scrupoli, per ottenere la massima produttività, fanno lavorare le macchine a ciclo continuo; di giorno utilizzano lavoratori regolari mentre di notte, per abbattere i costi, sfruttano immigrati clandestini e lavoratori al nero.

Il sistema produce capi di abbigliamento ufficiali, che arrivano direttamente nei negozi, all'insaputa delle imprese che commissionano i lavori a ditte che subappaltano gli ordini ad imprenditori più piccoli che adottano ogni stratagemma possibile per massimizzare i profitti.

Nel sottotetto dell'impianto, che è stato sequestrato, gli agenti hanno trovato diversi posti letto, molto stretti e angusti, separati da tramezzi in cartongesso, privi di ogni forma di precauzione igienica.

Sono in corso accertamenti, anche di natura fiscale, per risalire la catena dei subappalti.

23/02/2011