Violenza sulle donne: il nemico in casa
Guardarsi le spalle, sentirsi braccati.
È come essere la preda di un cacciatore in agguato. Questo significa stalking: deriva da braccare, nel suo significato letterale, quello di
riferimento "venatorio". Un inglesismo utilizzato per la prima volta una decina di anni fa, ormai entrato nel linguaggio comune che indica le
molestie ossessive e patologiche, ma anche la violenza di genere. È di uso quotidiano, anche se il legislatore italiano parla di reato per
"atti persecutori".
Dallo stalking al criminal harassment
In realtà la definizione dovrebbe comprendere una casistica ben più complessa. Anche in questo caso l'inglese aiuta a dare un quadro
più chiaro e più ampio del reato di stalking: si tratta di "criminal harassment", che in italiano declina i verbi tormentare e
opprimere, per definire le molestie ossessive. Crimine che in Italia colpisce per lo più le donne, secondo i dati sulla sicurezza del
ministero dell'Interno, solo nel periodo 1 agosto 2012 - 31 luglio 2013 sono state presentate 38.142 denunce per stalking; nel 73% dei casi la
parte lesa è rappresentata da donne. I persecutori sono molto spesso ex partner che non accettano la fine e la chiusura del rapporto di
coppia. Sempre secondo il Dipartimento della pubblica sicurezza, con riferimento a dati forniti dalla
Direzione centrale della polizia criminale, il numero di maltrattamenti in famiglia è cresciuto costantemente, fino ad arrivare a 9.899
casi nel 2012, registrando l'81% di vittime di sesso femminile.
Una violenza dunque che spesso si manifesta nell'ambito delle relazioni affettive, e che rende quindi necessario un piano di azione ampio, che
coinvolga la polizia ma anche una presa di coscienza della società civile, visto che di vera e propria emergenza sociale si tratta.
Succede che cessata la relazione spesso iniziano gli atti persecutori, con minacce e molestie quotidiane, sia dirette che indirette. Nel primo caso
si registrano appostamenti, pedinamenti, tentativi di parlare con la vittima, nel secondo avvengono attraverso il telefono, gli sms, la posta
elettronica, i social network.
La nuova legge contro il femminicidio
Lo Stato italiano dopo l'introduzione nel 2009 della legge antistalking, un'ottima normativa di base per punire gli autori di molestie e
persecuzioni, ha appena varato una nuova legge sulla violenza di genere (legge 15 ottobre 2013, n. 119) con l'obiettivo di rendere penalmente più
incisivi i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori.
Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano sono stati centrati tre obiettivi: "Prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime". E
sottolinea che "Da oggi le vittime di violenze non sono più sole".
Anche Isabella Rauti, consigliere per le politiche di contrasto della violenza di genere e del femminicidio del ministro dell'Interno Angelino
Alfano, sottolinea come il decreto del Governo ora divenuto legge sia veramente importante per il nostro Paese: "Le norme introdotte dal pacchetto
di misure approvato dal Cdm interpretano infatti lo spirito della convenzione di Istanbul, e sono volte a prevenire il fenomeno, punire con pene
certe gli autori di violenza e proteggere le vittime".
In particolare le pene vengono inasprite nel caso sussista relazione affettiva, ovvero rilevante sotto il profilo penale sarà la relazione
che esiste tra due persone, a prescindere dalla convivenza o dal vincolo matrimoniale. Inoltre la querela di chi subisce violenza sarà
irrevocabile nel caso di gravi minacce ripetute da parte dello stalker.
Una malattia sociale
Le disposizioni, quindi, rafforzano la legge contro la violenza di genere e favoriscono le vittime nella consapevolezza che questi reati perpetrati
sulle donne sono una malattia sociale da affrontare come responsabilità condivisa. Il pacchetto di norme non è teso solo alla
repressione dei reati ma anche a interventi di prevenzione della catena persecutoria che può culminare nell'atto estremo dell'omicidio.
Non solo. Si offrono alle vittime strumenti di protezione e di tutela anticipata e preventiva che daranno loro forza nel percorso di denuncia e di
assistenza necessaria.
Perché gli atti persecutori rappresentano una violenza non solo fisica, che spesso è di difficile comprensione per chi è un
semplice osservatore esterno.
Vittime di violenza: che fare
Viceversa la vittima deve trovare nelle forze dell'odine un interlocutore forte, preparato, capace di fornire informazioni esaustive e corrette. La
polizia spesso interviene mettendo la donna in contatto con il più vicino centro antiviolenza o invitandola a contattare il numero verde
1522 attivo 24 ore su 24. Con il centro o direttamente con il commissariato viene poi redatta la querela o si procede con la richiesta
dell'ammonimento nei casi di stalking, che con gli strumenti forniti dall'attuale legge potrà anche culminare nell'arresto dello
stalker.
Ad esempio sul sito del Cesvis (Centro studi vittime Sara), che da tempo collabora con il
Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'Interno, è disponibile online un questionario anonimo in cui la vittima
potrà fare un'autovalutazione del rischio. È il questionario Isa
(Increasing Self Awareness) che aiuta a stilare un "profilo di rischio" con l'individuazione di fattori la cui presenza aumenta la
probabilità che la violenza si reiteri.
Una volta valutato il livello attraverso il metodo Sara (Spousal assault risk assessment), attualmente utilizzato dalla Polizia di Stato in Italia,
si procede con la gestione del rischio che implica il coinvolgimento di vari soggetti, per provvedimenti penali, o amministrativi o civili, per il
monitoraggio del caso e la protezione della vittima.
La Polizia di Stato ci fornisce anche altri strumenti semplici, alla portata di tutti: ad esempio dalla questura di Milano ci arriva il manuale per difendersi dagli stalker, redatto da una poliziotta e
che rappresenta un protocollo per gli agenti per sapere come comportarsi con le vittime, ma anche un vademecum per uscire dall'incubo. Sono consultabili e scaricabili, dal
sito della questura di Milano.
Altre iniziative della Polizia di Stato
Da segnalare anche altre iniziative importanti della Polizia di Stato per combattere il fenomeno femminicidio: dal camper antiviolenza a L'Aquila,
al recente congresso "Great network" tenutosi alla Scuola superiore di polizia, con le
interviste al direttore Roberto Sgalla e a Maria Carla Bocchino del
Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Inoltre segnaliamo l'approfondimento di Poliziamoderna (vedi articoli collegati) - la rivista ufficiale della nostra istituzione - sul tema
violenza alle donne e l'intervista di Chiara Giacomantonio, anche lei del Servizio centrale operativo del Dipartimento della pubblica sicurezza.
(modificato il 02/12/2013)